Oh! Nirica: quando i sogni incontrano la materia
Ugo La Pietra
All’inizio degli anni Ottanta li chiamavo oggetti “fatti ad arte”: progetti e opere in cui cercavo di sviluppare il rapporto, da troppo tempo interrotto, tra la cultura del progetto (artisti e designer) e la cultura del fare.
Sono passati ormai trent’anni, e il mondo dell’arte e del design ha ripreso con grande vivacità la collaborazione con chi ha ancora la capacità di lavorare la materia.
Mi riferisco a lavorazioni artigianali tradizionali ma anche alla sperimentazione e applicazione di nuovi materiali e nuovi procedimenti.
Noto anche che è sempre più frequente il caso di artisti che, dopo i decenni di interesse verso “la concettualità”, hanno saputo coniugare questa categoria con la “spettacolarità”.
Mi sembra che la collezione coordinata da Mauro Lovi per “Otto luogo dell’arte” con Olivia Toscani Rucellai raccolga il grande fermento che in questi ultimi anni si sta sviluppando nel mondo delle arti applicate.
Artisti che, con la propria capacità fattuale o facendosi aiutare da artigiani locali, hanno dato vita ad una serie di oggetti carichi di valori allusivi e simbolici intorno al tema del dormire e del sognare.
Il “letto abbarca” di Mauro Lovi, ispirato alle navi fenicie e alla loro navigazione notturna, è un po’ l’oggetto simbolo della mostra intorno al quale sono state raccolte opere di quaranta artisti (di diversa età, estrazione culturale e nazionalità).
Due cose importanti sono da riconoscere a questa mostra: la prima è quella di aver coinvolto i vari artisti attorno a un tema così che l’oggetto, oltre ad esprimere i valori del “fatto ad arte” e la propria funzione, si carica di significati che alludono al tema proposto.
La seconda cosa importante è che le opere progettate dall’artista sono firmate anche dall’artigiano che le ha realizzate, confermando così la vocazione della Galleria che ha sempre messo in evidenza, oltre al valore creativo, anche l’interesse per tutte le tecniche di lavorazione artigianale, utilizzando in molti progetti le maestranze dell’artigianato toscano, sia per l’uso di tecniche tradizionali che di alta tecnologia.
Un percorso, quello della galleria Otto, che attraverso le precedenti mostre e le future in programmazione, dimostra la sensibilità e la capacità di porsi all’interno di un contesto internazionale (quello del Craft Europeo) aiutando così il nostro “sistema” ancora troppo carente di Istituzioni (Enti, Musei, Scuole) e di mercato (galleristi, collezionisti, quotazioni) rispetto a quello internazionale.
Ugo La Pietra
Milano, agosto ’11