Ugo Marano
Sedia del pensiero
collezione Megalopoli, 1986
sedia in ferro con sedile in mosaico.
cm 185 x 200.
Uovo del paradiso
tavolo tondo, 1984
ferro, mosaico oro, nero e verde
altezza 87 cm, piano 68 x 55 cm.
Mi piace molto veramente
seduta, 1985
ferro, sasso, sabbia, 6 piatti in terracotta
310 x 52 x 225 cm.
Tavolo dell’artista
ferro, sabbia, sassi, 8 piatti
tavolo: 320 x 122 cm
tutta la larghezza compreso la sedia: 245 cm, altezza 183 cm
montato da Ugo Marano
nel giardino di “villa la collina” di Agneta Holst
a Poggibonsi nel 1986.
disegno
china su carta
con cornice dell’artista, 1987
68 x 88,5 cm
disegno
china su tela, 1987
18 x 24 cm
Piatti beige 7
serie di 7 pezzi, 1983
terracotta smaltata
23 cm
Piatti verdi
piatti, 1983
terracotta smaltata
con segni di conchiglia all’interno
28 cm
25 cm
Nota biografica
Lo scultore Ugo Marano, nato all’inizio degli anni Quaranta, si avvicina all’arte della ceramica intorno alla fine degli anni Sessanta frequentando la manifattura ceramica vietrese “Ri.Fa.” di Matteo Rispoli. Nel 1971 Marano avvia il “Progetto Museo Vivo” al fine di modernizzare la tradizionale produzione della ceramica vietrese. Superando il concetto di funzionalità dell’oggetto ceramico realizza opere dal titolo “Egostrumenti”, “Antipavimento” e teorizza l’”Antirestauro”. Nel 1979 apre la “Fabbrica Felice” che lui stesso definisce: “…architettura di lavoro in cui si sviluppano attività espressive sul principio della realizzazione individuale e collettiva…” Negli anni Settanta/Ottanta, nel suo studio di via Casa Forte 16 a Capriglia in provincia di Salerno, Marano abbandona definitivamente il concetto di oggettualità della ceramica e considera la realizzazione dell’opera quasi esclusivamento come elemento comportamentale facendo così dell’argilla lo strumento espressivo più versatile a sua disposizione. All’inizio degli anni Novanta Ugo Marano completa il suo iter artistico con il progetto, al quale partecipano la moglie Stefania Mazzola e il figlio Paolo, il “Museo delle 99 Terre” la cui prima operazione si realizza nel 1992 con la creazione del gruppo dei “Vasai di Cetara” una comunità di allievi ceramisti in continuo mutamento il cui scopo è: “… aprire in ogni angolo della terra una fornace, anche domestica, di libertà e comunicazione…”