Otto luogo dell’arte
Cloe Piccoli
Il progetto OTTO luogo dell’arte di Olivia Toscani arriva al momento giusto, perché in questo periodo il design sta cercando nuove vie, significati e modi d’esprimersi. E’ in questo contesto frastagliato e affascinante della ricerca e della progettazione che si colloca l’attività di OTTO luogo dell’arte dove Olivia Toscani, con Mauro Lovi come art director, lavora per produrre e presentare design d’artista: pezzi unici e piccole serie, oggetti speciali, progettati, costruiti e amati ancor prima d’esistere. L’idea è invitare artisti, designer e architetti a progettare lavori con una forte identità, pezzi significativi, densi di concetto, storia e memoria, con una visione del futuro. Il desiderio è che siano oggetti d’uso, quotidiani, perché l’ambizione è confrontarsi con la vita di tutti i giorni.
Per farlo, oltre a una precisa scelta dei progettisti, Olivia Toscani ha intenzione di rivalutare le antiche culture del fare italiane, soprattutto toscane, l’artigianato, i mestieri e i saperi che si tramandano da generazioni, ormai unici e fuori dal tempo, e per questo germinativi. Il concetto è lavorare con le risorse del territorio, umane e materiali, fino a coinvolgere manifatture e piccola industria. Tutto ciò all’insegna di una visione contemporanea che collega locale e globale, artigianato e tecnologia, passato e presente.
E al passato, appunto, alle radici, si ispira Olivia Toscani che ricollega OTTO luogo dell’arte a un’esperienza di famiglia: quella di Megalopoli, la galleria/laboratorio che sua madre, Agneta Holst, aveva aperto a Milano nel 1979. Era un posto unico in un cortile di corso Europa dietro a piazza Duomo. Qui Agneta esponeva design d’artista, oggetti e progetti realizzati da Megalopoli con artisti, designer, architetti e progettisti d’eccezione che aveva coinvolto nel progetto.
C’era Enrico Castellani, che aveva creato una coperta che ricordava le sue superfici monocrome increspate da una serie di rilievi che davano l’idea dello spazio e del movimento, e poi c’erano Carla Accardi, Alik Cavaliere, Piero Dorazio, Agostino Ferrari, Mauro Lovi, Sandro Martini, Mario Nigro, Mimmo Paladino, Urano Palma, Bobo Piccoli, mio padre, che aveva fatto una formaggiera dalla forma ironica e surreale in vetro soffiato a Murano. E ancora, facevano parte dell’impresa Gio Pomodoro, Michelangelo Pistoletto, che aveva realizzato Blue Bench, una panca in legno azzurro con un piano in specchio pensata con la stessa logica dei suoi quadri specchianti con personaggi. Infine sono venuti molti altri artisti e progettisti come Rosanna Bianchi Piccoli, mia madre, Ugo Marano, Gianni Pettena, Ettore Sottsass, Shama, Tarshito …
All’epoca Olivia, che è un’amica d’infanzia, andava in galleria nel pomeriggio dopo la scuola, con lei c’era spesso sua sorella Sabina. Era un posto che amava, allegro, famigliare e pieno d’oggetti affascinanti. Di lì passavano gli amici e gli artisti, Olivia li ha conosciuti tutti. A volte ci andavo anche io con mio padre e mia madre. E poi c’erano i Ballo, Aldo e Marirosa, amici, cognati di Agneta, e zii di Olivia, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella nascita di Megalopoli, e, negli anni, ne hanno fotografato l’intera produzione. La storia è lunga e interessante, e verrà il momento di raccontarla, presto pare, dato che OTTO luogo dell’arte ha già in programma una mostra su quest’ esperienza.
Intanto Olivia Toscani riprende la vocazione umanistica e ideale di Megalopoli e la declina al contemporaneo per realizzare oggetti e progetti carichi d’identità, storia e memoria. Oggetti che parlano di chi li ha fatti e di chi li ha scelti, del luogo e del mondo. Un pezzo di design, quando è riuscito, è tutto questo, e anche di più.
Cloe Piccoli